il 13 maggio 1950 Giuseppe “Nino” Farina vinceva il primo Gp di Formula 1 alla guida di un Alfa Romeo

0
2774

Una delle vetture più prestigiose del Museo Storico Alfa Romeo è senza dubbio la monoposto Alfetta 158, uno degli esemplari più preziosi per la sua rilevanza storico-sportiva a livello mondiale. La stessa vettura che oggi celebra i 65 anni dalla prima vittoria del Biscione nell’allora neonato Campionato Mondiale di Formula 1.

Era infatti il 13 maggio del 1950 quando scesero in pista a Silverstone, in Inghilterra, quattro “Alfetta” affidate a Giuseppe “Nino” Farina, che diventerà campione a fine stagione, a Luigi Fagioli, a Juan Manuel Fangio, astro-nascente argentino e iridato nel ’51 sempre con l’Alfetta, e a Reg Parnell, pilota britannico scelto in onore del Paese ospitante la prima gara di Campionato.

Farina vincerà la corsa e saranno siglati Alfa Romeo anche gli altri due posti del podio: le vetture della Casa milanese domineranno la gara, copione che si ripeterà per tutto il Campionato. Nel corso della stagione Il trio Farina-Fagioli-Fangio verrà soprannominato dal pubblico “le 3F” e assieme alle loro Alfa Romeo terranno alto il nome dell’Italia nell’automobilismo internazionale, in un momento storico delicato per il Paese e per l’Alfa Romeo stessa.

Teatro della straordinaria prova di forza del team Alfa Romeo è il “Gran Premio di Gran Bretagna” – “III RAC British Grand Prix” – che quell’anno è anche titolato come “Gran Premio d’Europa” e si corre sulla pista del Northamptonshire nella configurazione del 1948: Silverstone, a 40 miglia a nord di Londra, è un tracciato che nasce da un ex aeroporto della Royal Air Force e sarà destinato a diventare uno dei palcoscenici di maggior spettacolo della F.1.

Dopo la bandiera a scacchi, sventolata tra la Abbey e la Woodcote, Re Giorgio VI si congratula personalmente con tutti i piloti della “squadra Alfa” per il risultato d’eccezione: pole position (Farina), vittoria (Farina) e gli altri due posti del podio, giro più veloce (Farina) e la testa della classifica occupata per tutto il gran premio. “Nino” Farina si porta così a casa anche il primo “hat trick” della F.1.

Questo è l’inizio di una nuova era nel mondo delle corse: nei decenni successivi la Formula 1 diventerà la categoria “regina”, quella più seguita dal pubblico, un vero e proprio fenomeno “globale” e anche l’Alfa Romeo seguirà un percorso di enorme espansione commerciale e fama internazionale.

La 158 è frutto di un progetto del 1938, e le “Alfetta”, ancora competitive dodici anni dopo, pur con un intervallo imposto dagli eventi mondiali, sono ancora nel pieno del loro sviluppo tecnico.

Il regolamento della neonata F.1 prevede che le vetture possano essere equipaggiate con un motore da 1,5 litri sovralimentato, oppure da 4,5 litri con alimentazione atmosferica: la 158 ha un otto cilindri in linea da 1479 cc con compressore che, partendo da una potenza di 195 cv nel ’38, nelle sue evoluzioni successive arriva a Silverstone nel ’50 con quasi 300 cv. Nel 1951, con la “159”, evoluzione della stessa “158”, il motore arriverà a una potenza massima di 425 cv (450 in prova), grazie a un compressore a doppio stadio e a tutta una serie di altre migliorie. Il regolamento inoltre non esprime un limite di peso per le vetture, né per la quantità di carburante imbarcato.

Il dominio della 158 a Silverstone assume un elevato valore simbolico per la stessa Alfa Romeo: i successi sportivi dell’Alfetta fanno da volano alla rinascita dell’Alfa, dopo le difficoltà e i danni di una guerra mondiale che ha inevitabilmente lasciato i suoi segni. L’Alfetta 158 è da considerarsi come la vettura di chiusura dell’era-anteguerra del marchio: nel 1951, dopo il secondo mondiale vinto da Fangio con la “159”, l’Alfa Romeo si ritira ufficialmente dalle competizioni per concentrare uomini e mezzi sulla produzione di serie.