Opel Zafira nel 2000 divenne HydroGen1 per anticipare il futuro

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Venti anni fa, nel 2000, Opel anticipava quella che nella sua visione dell’epoca era il futuro della mobilità attraverso il prototipo HydroGen1, un realizzato sulla base di una monovolume compatta di successo come la Zafira e spinto da un motore elettrico alimentato da celle a combustibile funzionanti a idrogeno puro.

Esternamente identico a una qualsiasi Opel Zafira, sotto al cofano motore di HydroGen1 era assolutamente innovativo. Circondata da accessori come lo scambiatore di calore, i circuiti di raffreddamento e del trattamento dell’acqua, nonché dal catodo scatolato e dagli anodi umidificatori, era ben visibile la parte superiore del blocco delle pile a combustibile: un gruppo di 200 fuel cell collegate in serie che aveva dimensioni (lunghezza 590, larghezza 270, altezza 500 mm) paragonabili a quelle di un motore tradizionale. Questo propulsore sviluppava una potenza costante di 109 CV (80 kW) oppure picchi di potenza di 163 CV (120 kW). Al suo interno, idrogeno e ossigeno reagivano chimicamente a una temperatura di 80° C per formare acqua e, così facendo, generavano a seconda della spinta un’energia elettrica tra 125 e 200 Volt.

La corrente elettrica così prodotta era trasformata in corrente alternata (250-380 Volt) da un apparecchio a controllo elettronico e andava ad alimentare un motore sincrono trifase da 75 CV (55 kW) collegato alle ruote anteriori motrici. Grazie alla forza motrice del propulsore, che poteva dare una coppia costante di 25,6 kgm (251 Nm), la trasmissione non richiedeva parecchi rapporti come quelle dei veicoli convenzionali, ma utilizzava un unico rapporto di riduzione intermedio e non pesava più di 68 kg, motore compreso. Questa efficiente meccanica permetteva al veicolo di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in circa 16 secondi e una velocità massima di 140 km/h.

400 chilometri di autonomia

L’idrogeno era immagazzinato in forma liquida a una temperatura di -253° C in uno speciale serbatoio-contenitore d’acciaio inossidabile nel quale parecchi strati di fibra di vetro svolgevano lo stesso effetto isolante di uno strato di polistirene espanso spesso nove metri. All’interno di questo contenitore, che aveva una lunghezza di quasi un metro e un diametro di 400 mm, potevano essere contenuti fino a 75 litri oppure 5 kg di idrogeno. Con un serbatoio di questa capacità, alloggiato sotto i sedili posteriori davanti all’asse posteriore, questa speciale Zafira a fuel cell aveva un’autonomia di 400 chilometri.

Una batteria ad alto voltaggio, posta sotto il vano di carico, permetteva di gestire i picchi di carico. Nelle sue immediate vicinanze c’erano il compressore dell’aria che inviava ossigeno al gruppo di pile e un bruciatore catalitico che eliminava qualsiasi gas residuo dal blocco delle pile.

Un severo programma di prove

Per parecchie settimane il comportamento su strada di HydroGen1 fu testato nell’ambito di un programma di collaudi assai simile ai cicli di prove ai quali erano sottoposti i normali modelli Opel. Ulteriori obiettivi di questa severa procedura condotta presso il centro prove Opel di Dudenhofen erano l’ottimizzazione del comportamento dinamico e l’acquisizione di nuove conoscenze nell’impiego dell’idrogeno.

Successivamente, nel Maggio 2001, HydroGen1 stabilì 11 record internazionali alla guida di giornalisti specializzati e di ingegneri Opel su distanze differenti (un’ora, 6 ore, 12 ore, 24 ore, 10 chilometri, 10 miglia, 100 chilometri, 100 miglia, 500 chilometri, 500 miglia e 1.000 chilometri) percorrendo complessivamente 1.386,906 chilometri nel corso di 24 ore.