“Il biometano è una delle più valide soluzioni per la decarbonizzazione dei trasporti. È una fonte primaria rinnovabile che soddisfa pienamente i requisiti dell’economia circolare, la sua sostenibilità ambientale è indiscutibile, quella tecnica è largamente provata così come quella economica poiché assicura il diritto alla mobilità al ceto medio. Per questi motivi richiediamo che ai veicoli alimentati a biometano sia riconosciuto lo status di (veri) ZEV (Zero Emission Vehicles), come già avviene in Norvegia”.
L’istanza è stata espressa da Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano, nel corso del workshop “L’Italia e l’economia circolare: sarà il biometano la soluzione per coniugare aspetti ambientali, economici e strategici?”, che si è svolto venerdì 8 ottobre a Bologna nell’ambito della manifestazione “Fuels for mobility”, dove gli operatori della filiera hanno rivendicato l’utilità dell’impiego del biometano per autotrazione e l’immediatezza dei suoi benefici rispetto all’elettrico.
Aprendo i lavori, il Prof. Gian Primo Quagliano, Presidente di Econometrica e Centro Studi Promotor, moderatore del convegno, ha ricordato che anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza lo considera strategico per il potenziamento di un’economia circolare con un investimento previsto di 1,92 miliardi di euro per lo sviluppo del biometano in Italia.
“Un veicolo a biometano – ha dichiarato Piersandro Trevisan, del Cluster Lombardo della mobilità – impatta sull’ambiente tanto quanto un veicolo elettrico, se si considera l’intero ciclo di vita, come già dimostrato da uno studio del Politecnico di Milano. Il biometano può coprire tutto il fabbisogno del settore del trasporto, a partire dalle flotte”.
Lorenzo Maggioni – Head of Research and Development – del Consorzio Italiano Biogas, ha ricordato che “l’Italia, è uno dei maggiori produttori di biogas, con oltre 1.500 impianti, la maggior parte dei quali ha avviato il processo di upgrading per la produzione di biometano in quantità tale da poter coprire tutto il settore dei trasporti a metano”.
“La produzione di biometano è sicuramente uno tra gli esempi attuali e migliori di economia circolare”, ha confermato Raffaele Bissoli, HSEQ Manager di TotalEnergies.
Marco Lucà, amministratore delegato di Blu Way, ha illustrato le finalità del progetto intrapreso sul biometano liquefatto (Bio GNL), che sta trovando sempre più largo impiego nel trasporto pesante.
“Biometano e idrogeno – ha sottolineato Lorenzo Serra, Senior Consultant di WAGA Energies – sono le forme energetiche che il piano energetico nazionale e il Pnrr vogliono incentivare, in coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030”.
Il workshop è stato anche l’occasione per riflettere sulle prospettive della sostenibilità, ma senza dimenticare che il percorso per la transizione ecologica non sarà semplice. Per Fabio Roggiolani, imprenditore ecologista e co-fondatore di Ecofuturo, “non ha senso la guerra tra metano ed elettrico: il primo è nettamente più efficiente per i tratti lunghi, il secondo per quelli brevi. Ma anche vero che le colonnine di ricarica rapida da 350 kW rappresentano uno stress per la rete elettrica, così come va rivoluzionato il modo in cui si produce il biometano, per renderlo ancora più sostenibile”.
Le conclusioni sono state affidate a due personalità della politica, particolarmente impegnate sulle questioni energetiche. L’Onorevole GianlucaBenamati, già vicepresidente della X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) il quale, trattenuto a Roma per impegni istituzionali, ha comunque inviato un messaggio ricordando la particolare attenzione che ha da sempre riservato alle energie rinnovabili e al biometano in particolare.
Il Senatore Paolo Arrigoni, membro della XIII Commissione permanente (territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato si è collegato in diretta streaming. “Per valutare l’impatto ambientale dei veicoli – ha sottolineato il Senatore – non bisogna considerare le emissioni al tubo di scarico, ma certificarle sulla base dell’intero ciclo di vita del veicolo. Per questo il biometano contribuisce concretamente agli obiettivi della decarbonizzazione. Il processo di transizione deve essere graduale: diciamo no al diktat per mettere al bando i motori endotermici, perché è una decisione che ha dei costi economici e sociali molto alti”.