Stéphane Peterhansel, “Mister Dakar”, ha partecipato per la prima volta al rally raid più impegnativo al mondo nel 1988 e vanta un eccezionale record: 14 vittorie. Alla vigilia della 34esima partenza, la prima sotto l’egida Audi, il fuoriclasse francese approfondisce il lavoro di preparazione in vista della Dakar 2022.
Audi vanta una grande tradizione nel Motorsport. Dai rally degli Anni ’80, dominati grazie alla trazione integrale quattro, passando per le competizioni endurance – Audi è stata la prima Casa automobilistica a vincere la 24 Ore di Le Mans con un modello a propulsione ibrida – sino ad oggi, il Marchio dei quattro anelli è sempre restato fedele alla propria filosofia di sviluppare nelle competizioni le tecnologie più innovative da trasferire alle future vetture di serie. Cosa significa affrontare per la prima volta la Dakar al volante di un prototipo Audi?
Stéphane Peterhansel – Sono un grande fan dei rally raid, ma seguo anche altre discipline in ambito Motorsport. Ho ammirato l’impegno Audi nei rally sin dai tempi delle vetture di Gruppo B. Sono orgoglioso di fare parte di questo Team. Nel tempo, Audi si è distinta per una peculiarità: qualunque fosse la competizione e qualsiasi il terreno affrontato, l’obiettivo è sempre stato vincere. Ed è così ancora oggi.
Ha recentemente inaugurato il suo quarto decennio di carriera e in questo lasso di tempo ha senza dubbio assistito a molteplici sviluppi tecnici. Come avrebbe reagito se, cinque anni fa, le avessero detto che si sarebbe schierato al via della Dakar con un prototipo elettrico con range extender?
Stéphane Peterhansel – Non ci avrei creduto. E soprattutto non avrei mai pensato che questa tecnologia potesse regalare un piacere di guida simile, sinora sconosciuto. Dopo aver guidato Audi RS Q e-tron non ho alcun dubbio: la trazione elettrica conquisterà un pubblico sempre più vasto, anche nell’utilizzo quotidiano, che non rimpiangerà affatto i sistemi tradizionali.
Audi RS Q e-tron può contare su di una prontezza d’erogazione eccezionale, superiore a qualsiasi auto con motore termico. In aggiunta, non essendo presente alcun cambio e non dovendo innestare i rapporti, posso concentrarmi totalmente sulla guida. L’unico aspetto che richiede un minimo di assuefazione è il sound; il quattro cilindri TFSI che funge da range extender non reagisce in modo lineare alle pressioni dell’acceleratore.
In abitacolo ogni pilota deve sentirsi a proprio agio al 100%. Che consigli ha dato al Team Audi durante le fasi di sviluppo?
Stéphane Peterhansel – In virtù delle precedenti esperienze nell’endurance e in Formula E, Audi ha una spiccata familiarità con la trazione elettrica. Noi piloti, d’altro canto, sappiamo esattamente cosa sia necessario per vincere la Dakar.
Al di là dei dettagli, il nostro input principale è di non concentrarsi sul limare il decimo di secondo a chilometro, bensì puntare alla massima affidabilità.
Il progetto Dakar 2022 è totalmente inedito per la Casa dei quattro anelli: costituiscono una novità il terreno affrontato, il sistema di trazione e il telaio appositamente progettato. Diversamente, lei e Carlos Sainz, ma anche il team Q Motorsport, conoscete molto bene la Dakar. Che clima si respira all’interno della squadra?
Stéphane Peterhansel – L’aspetto straordinario è questo: tutti sanno cosa fare. Devo ammettere che nessuno coglie Audi impreparata quando si tratta di sviluppare una vettura da competizione. Noi piloti contribuiamo con decenni di esperienza e il team di Sven Quandt coglie successi nei rally raid da oltre 25 anni. Con lui, peraltro, ho già vinto la Dakar tre volte. Con Carlos Sainz ho instaurato un ottimo rapporto, basato sulla fiducia. Condividiamo tante opinioni. Mattias Ekström è un rookie nel mondo marathon, ma vanta una carriera eccezionale in circuito ed è stato campione del mondo di rallycross. E, soprattutto, conosce Audi Sport alla perfezione. È un mix eccezionale, di cui beneficiamo tutti.
Ha conquistato la maggior parte dei suoi successi con Jean-Paul Cottret come navigatore. Ora il suo nuovo compagno è Edouard Boulanger. Cosa le piace maggiormente di lui?
Stéphane Peterhansel – Condividiamo la passione viscerale per il nostro sport. Edouard proviene dal settore motociclistico, nel quale ho iniziato anche io, e da molti anni si cimenta nelle marathon. È abile, calmo, curioso e professionale. Diversamente, non avremmo mai potuto vincere insieme la Dakar 2021. Sono felice di averlo al mio fianco perché ci completiamo.
Per Audi, la Dakar 2022 costituisce un doppio debutto: nel rally raid più impegnativo al mondo e con un inedito concept di vettura. In base alla sua esperienza, che orizzonti ritiene realistici?
Stéphane Peterhansel – Non abbiamo ancora preso parte ad alcun rally raid di preparazione. Ci siamo piuttosto concentrati sul nostro programma di test. A ciò si aggiunga che la Dakar 2022 prevede un percorso in ampia parte differente rispetto alla scorsa edizione. Nel 2021 il terreno era prevalentemente roccioso. Il prossimo gennaio ci attendono invece le dune nell’Empty Quarter, il più grande deserto di sabbia del mondo. Mi ricorda i tempi della Dakar in Africa. La velocità pura non sarà determinante. Sarà piuttosto cruciale evitare “trappole” tra le dune. Il primo obiettivo è arrivare al traguardo; sarei felice di chiudere nei primi cinque. Ma guiderò, come mio solito, per vincere.