CRONACA DI UN TRACOLLO ANNUNCIATO: A SETTEMBRE CROLLA DEL 23% IL MERCATO DEI VEICOLI INDUSTRIALI

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Il Centro Studi e Statistiche dell’UNRAE, sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha elaborato una stima del mercato dei veicoli industriali con massa totale a terra superiore alle 3,5t che – per il mese di settembre 2019 – restituisce ancora un andamento decisamente negativo sullo stesso mese del 2018, registrando -23% (1.148 unità contro 1.490).

Nel comparto dei veicoli pesanti con massa totale a terra uguale o superiore a 16t, il mercato è caduto del 23,3% a settembre 2019 su settembre 2018 (934 unità immatricolate contro 1.217).

Nei primi nove mesi dell’anno la flessione è del 6,3% per i veicoli con massa totale a terra superiore alle 3,5t (17.751 unità verso 18.942), e del 6,6% per quelli uguali o maggiori alle 16t (14.298 contro 15.309).

“Alla fine dello scorso mese di giugno – commenta Franco Fenoglio, Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE, l’Associazione delle Case estere – abbiamo annunciato il brusco arresto che stava subendo il mercato dei veicoli industriali, prevedendo che il 2019 potesse concludersi con un calo consolidato del 5% rispetto all’anno precedente. Ad oggi, siamo costretti a rivedere in negativo questa previsione. Se la promessa di avviare l’iter per la presentazione delle domande di finanziamento a valere sul Decreto investimenti 2019 entro la fine dell’anno non sarà mantenuta, potremmo trovarci infatti a una contrazione ben maggiore”.

“Nonostante i continui tentativi di sensibilizzare il decisore politico sulle criticità del settore dell’autotrasporto – prosegue Fenoglio – continuiamo a trovarci nella imbarazzante situazione nella quale, mancando completamente qualsiasi seria e razionale strategia di sviluppo, le imprese sono costrette ad attuare tattiche di sopravvivenza che portano allo spreco di risorse pubbliche, dal cui impiego il Paese non trae alcun beneficio”.

“Mentre ci si lancia in vaghe affermazioni sulla necessità di attuare una politica verde sempre più avanzata, nessun progetto indica in quale modo si possa realisticamente ottenere un significativo rinnovo del parco circolante, la cui anzianità media continua intanto a crescere. Siamo al paradosso: mentre i Costruttori vengono stressati per realizzare prodotti tecnologicamente sempre più sofisticati, che rispondano a standard estremi in termini ambientali e di sicurezza, il 61,7% dei veicoli con massa totale a terra superiore alle 3,5t circolante in Italia è ante Euro IV. Siamo in presenza di un parco circolante tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 13,8 anni”.

“È una situazione drammatica, sia dal punto di vista della sicurezza che della sostenibilità. L’autotrasporto di merci è uno snodo essenziale dello sviluppo economico. Dunque, la diffusione di veicoli di nuova generazione deve essere promossa con decisione a tutti i livelli da tutte le rappresentanze dei settori interessati.

Occorre poi eliminare al più presto confusione normativa e vischiosità burocratica, anch’esse figlie della distrazione del sistema dal settore, che rendono estremamente faticoso per costruttori e allestitori portare i loro prodotti sul mercato in modo economicamente remunerativo e socialmente utile.

Il confronto con gli altri mercati europei concorrenti, dove si fa sperimentazione e si sostiene l’innovazione, diventa sempre più deprimente.

Solo con il lavoro coordinato di tutti e senza fughe velleitarie dalla realtà sarà possibile indirizzare lo sviluppo dell’autotrasporto italiano verso un aggiornamento significativo dei mezzi in circolazione, per raggiungere presto gli obiettivi che tutti – a parole – sembrano auspicare”.

“E non dimentichiamo – conclude Fenoglio – che il comparto di costruzione, distribuzione e assistenza dei veicoli industriali si dimostra quotidianamente un vero e proprio serbatoio di occupazione qualificata. Un serbatoio che purtroppo si sta pericolosamente svuotando, davanti alla carenza, nei prossimi anni, di circa 20.000 conducenti e oltre 5.000 tecnici specializzati. Mentre tentiamo di promuovere una formazione adeguata di giovani da indirizzare verso le aziende del comparto, dobbiamo ribadire che il lavoro in questo settore è ormai ben lontano dagli stereotipi negativi dai quali dobbiamo allontanare definitivamente l’opinione pubblica, ancora vittima di una informazione manipolata e distorta”.