- A 30 anni dalla sua prima vittoria in moto alla Dakar, Stéphane Peterhansel ha aggiunto un 14° titolo alla sua collezione, l’8° in macchina, diventando anche l’unico pilota ad aver vinto in tre continenti. All’arrivo a Jeddah, Kevin Benavides ha ugualmente scritto una pagina di storia diventando il primo vincitore sudamericano nella categoria delle moto, mentre il suo connazionaleManu Andujar, si è affermato tra i quad. I veicoli leggeri sono stati dominati come nel 2019 da un altro latino, il cileno “Chaleco” Lopez, mentre il podio 100% Kamaz nei camion è stato dominato al vertice dal russo Dmitry Sotnikov.
- Dopo 12 tappe e oltre 8.000 chilometri percorsi complessivamente dal 3 gennaio, 200 veicoli (contro 286 partenti) hanno preso il via della tappa che conclude il grande viaggio della 43a edizione, la seconda organizzata in Arabia Saudita. Al momento della distribuzione di questo comunicato ci sono ancora piloti che devono raggiungere la fine della speciale, augurando loro di non avere problemi nella classifica generale finale ci saranno 64 motociclette, 11 quad, 50 auto, 43 veicoli leggeri e 32 camion. A questi si aggiungono i 16 veicoli che arrivano a Jeddah con la formula Dakar Experience (fuori classifica).
- Infine, la categoria Dakar Classic, che ha accolto per la sua prima edizione 24 veicoli del XX secolo, I quali si sono dati battaglia in una gara di regolarità vinta da Marc Douton su un buggy Sunhill.
MOTO: LA CONSACRAZIONE DI KEVIN BENAVIDES
Non si sa se parte del merito possa essere accreditato ai capelli biondi ossigenati, quel che è certo è che Kevin Benavides è maturato molto ed è finalmente arrivato alla consacrazione di campione della Dakar al suo quinto tentativo. Dopo un debutto col botto nel 2016, quando arrivò ai piedi del podio, l’argentino è stato capace di digerire e superare le delusioni, vedasi il 2018 quando un errore di navigazione ha compromesso una gara fino a quel momento perfetta per il successo in casa, a Salta. Anche quest’anno la sorte ha provato a mettersi di traverso, con una brutta caduta che gli ha ferito il naso e malmesso una caviglia, ma nella quinta tappa Benavides è stato capace di prendere la testa della classifica. Sbalzato dal trono giusto il giorno dopo, non si è perso d’animo e si è ripreso la leadership, approfittando anche del ritiro del compagno di squadra “Nacho” Cornejo. D’altronde la Dakar è anche questo: a volte ci vuole un po’ di fortuna. L’Argentino ha poi continuato la gara in controllo, sfruttando le sue incredibili capacità di navigazione per rintuzzare agli attacchi di Sam Sunderland, che ci ha provato fino alla penultima tappa e Ricky Brabec, che ha finito a soli meno di 5’ da lui conquistando anche l’ultima tappa. Proprio sul finire di gara l’Americano ha assicurato a Honda la prima doppietta dai tempi di Cyril Neveu ed Edi Orioli nel 1987.
Ottimo lavoro anche per Il lituano Arūnas Gelažninkas, che ha vinto con un vantaggio di un’ora sul campione in carica Emanuel Gyenes nella categoria “Original by Motul”, per i motociclisti senza assistenza.
AUTO: “MONSIEUR DAKAR” IN PIENO CONTROLLO
Nessun trionfo è facile alla Dakar, ma Stéphane Peterhansel ha dimostrato ancora una volta di essere un maestro del passato che ancora domina il presente. La concorrenza era agguerrita alla partenza, con molti partenti che dichiaravano guerra per la vittoria finale o anche solo per una razzia di vittorie di tappe. Tra questi Yazeed Al Rajhi, Sébastien Loeb, Giniel De Villiers, Martin Prokop, Yasir Seaidan, Mathieu Serradori e Bernhard Ten Brinke, tanto per citarne alcuni. Ma la classe di Peterhansel non ci ha messo molto ad emergere, già dalla terza tappa si è messo davanti e da lì in poi tutte le belle speranze di gloria dei sopra citati si sono ridotte a una lotta a tre tra gli occupanti del podio 2020. Carlos Sainz sulla distanza non è riuscito a tenere il ritmo indiavolato degli altri due, complici anche degli errori di navigazione. Il principale contendente è stato quindi Nasser Al Attiyah, l’unico veramente in grado di tenere il passo del francese vincitore, che ha dato il tutto per tutto collezionando anche ben sei vittorie di tappa sulle tredici disputate, contando anche il prologo. Peterhansel ne ha vinta solo una, la terz’ultima, che però è stata il colpo di grazia: 18’ di vantaggio messi insieme a gara quasi conclusa. Il Team X-Raid festeggia così la vittoria e il terzo posto, mentre Toyota trova un guizzo d’orgoglio nel quarto posto di Jakub Przygoński, che eguaglia la sua prestazione del 2019. Molto più celebrato è invece il 5° posto di Nani Roma, un ottimo debutto per il team Bahrain Raid Xtreme.
QUAD: ANDÚJAR COMANDA LA “FIESTA LATINA”
L’Argentina festeggia due volte alla Dakar 2021, anche se il successo nei quad non sorprende dato che i colori bianco e azzurro sventolano sul podio della categoria dal 2009. Eppure la gara non è stata avara di sorprese: tutti avevano scommesso su Nicolas Cavigliasso, che dopo una partenza in sordina ha ingranato il turbo e si è messo a fare il suo solito ritmo incalzante, prima di essere estromesso dalla gara da un motore in avaria nella tappa marathon. Questo ha spianato la strada a Manuel Andújar, che con una vittoria di tappa già in tasca si è trovato nella posizione giusta e al momento giusto per approfittarne e involarvi verso la vittoria. Il podio è completato dal cileno Giovanni Enrico e dall’americano-argentino Pablo Copetti, per un finale in piena “fiesta latina”.
VEICOLI LEGGERI: “CHALECO” COMANDA
Nella sua decima Dakar, “Chaleco” Lopez non ha certo avuto vita facile nel domare l’orda di nuovi arrivati che si sono dimostrati veloci e sfrontati. Seth Quintero ha vinto due tappe e Christina Gutierrez è diventata la prima donna dal 2005 a vincere una tappa, sono due dei nomi che hanno brillato. Ma di fronte alle avversità, il veterano cileno ha attinto da tutta la sua esperienza per dosare le forze e piazzare gli affondi giusti. Contando anche il prologo “Chaleco” è salito sul podio in quattro speciali e ha mostrato una costanza esemplare fino alla sesta tappa, quando ha avuto problemi meccanici che gli hanno fatto perdere trentasei minuti dal nuovo leader, Aron Domżała. Lopez si è rimboccato le maniche dopo la giornata di riposo e ha reagito da grande maestro, vincendo let re speciali successive e risalendo in cima alla vetta. Da lì in poi ha amministrato il suo vantaggio osservando dalla cima i passi falsi dei suoi rivali Seth Quintero, Aron Domżała e Austin Jones, assaporando alla fine la sua seconda vittoria dopo quella del 2019.
UNA CLASSICA CHE HA FATTO STORIA
Nei suoi primi tentativi all’inizio degli anni ’80, al preparatore Yves Sunhill non è mai riuscito di portare uno dei suoi buggy fino al traguardo sul Lago Rosa. Quarant’anni dopo, per la prima edizione della Dakar Classic, due esemplari delle sue creazioni hanno raggiunto le rive del Mar Rosso a Jeddah ottenendo il massimo degli onori, grazie alla vittoria del pilota Marc Douton che si è imposto grazie alla sua costanza.
PRESTAZIONE DEL GIORNO
Con il senno di poi, quando Seth Quintero ha fatto visita alla Dakar 2020 in attesa di compiere il 18° compleanno e poter finalmente competere avrebbero dovuto tutti prenderlo in seria considerazione. Ha preso la patente e si è presentato al via dell’edizione di quest’anno, mantenendo la promessa di venire a mostrare il suo talento. Una stella che si è accesa nel firmamento dei veicoli leggeri e ha brillato fino alla nona tappa, quando ha perso la possibilità di correre per la vittoria. “California Kid” ha messo il suo nome nell’albo d’oro vincendo due tappa alla sua dakar di debutto, il più giovane della storia e siamo certi che farà ancora parlare molto di sé.
LA DELUSIONE
Nelle ultime due edizioni Yamaha è sempre riuscita a piazzare almeno un suo pilota nei primi 10 della Dakar, ma quest’anno la casa di Iwata ha assistito impotente a cinque ritiri consecutivi. L’incubo è iniziato già alla seconda tappa con i problemi meccanici di Andrew Short, seguiti poi da quelli di Jamie McCanney. Nel giorno di riposo erano ancora in gara Ross Branch, Franco Caimi e Adrien Van Beveren, ma l’argentino ha dato forfait già alla prima tappa della marathon. È stata poi la volta di Ross Branch, di nuovo per problemi meccanici. A quel punto, l’unico alfiere rimasto a Yamaha era Adrien Van Beveren e per precauzione hanno deciso di sostituire il motore, incassando I 15’ di penalità previsti dal regolamento. Una strategia che è sembrata funzionare fino all’inizio della ultima speciale ma che non ha pagato fino in fondo, dato che lo spilungone di Hazebrouck ha gettato la spugna per altri problemi meccanici.
Con il ritiro di Van Beveren anche la Francia piange la carenza di protagonisti, dato che il primo pilota in classifica per I transalpini è Camille Chapeliere in 22° posizione.
IL NUMERO DEL GIORNO: 19
19 anni fa, Marek Dabrowski ha preso parte alla sua terza Dakar in moto, finendo al 21° posto. Aveva anche appena accolto al mondo il figlio Konrad, che da allora è cresciuto e al quale lui, insieme al complice Jacek Czachor, ha trasmesso la passione per la Dakar. Passione ma evidentemente anche qualche trucco per andare forte, perchè il giovanissimo ha appena concluso la sua prima Dakar al 28° posto della classifica generale! Il giovanotto di Varsavia sta per iscriversi all’università, ma siamo abbastanza sicuri che qualche team ufficiale gli abbia già messo gli occhi addosso.
GLI ITALIANI
Moto: Cesare Zacchetti svetta tra gli Italiani, Franco Picco maestoso
È Cesare Zacchetti, Ceccare per gli amici, l’Italiano più veloce della Dakar 2020. Iscritto con una KTM nella classe Original by Motul (riservata a piloti senza assistenza) ha condotto una gara regolare e precisa, condita sempre con il sorriso e la leggerezza di chi sis ta godendo l’avventura. Finisce in 38° posizione della generale, 7° nella categoria. Ad impressionare ancora di più è l’impresa di Franco Picco: partito con il numero del 65 “per ricordarmi la mia età” (cit.) conclude la Dakar 2021 in 11° posizione di classe (Original by Motul) e 43° nella generale. Zacchetti e Picco sono gli unici due italiani della categoria moto arrivati al traguardo, degli 11 partiti: Tiziano Internò, Francesco Catanese, Lorenzo Piolini, Giovanni Stigliano, Angelo Pedemonte, Maurizio Gerini, Davide Cominardi.
Classic: Carcheri/Musi trottano agili, Camporese/Fiori ritrovano il vecchio spirito
Al debutto nella nuova categoria inaugurata quest’anno, I due equipaggi italiani si difendono alla grande portando entrambi a termine la gara, pur non esenti da grattacapi. Regolari e precisi, Luciano Carcheri e Roberto Musi hanno faticato un po’ all’inizio a trovare il ritmo giusto, specialmente con le note di navigazione, ma si sono messi presto in carreggiata e hanno fatto onore all’iconico Nissan Patrol che portavano in gara. Per loro un 7° posto finale. Roberto Camporese e Umberto Fiori sono venuti alla Dakar per ritrovare lo spirito dell’avventura e hanno trovato pane per I loro denti: la Peugeot 504 pick up con la quale sono partiti ha dato problemi meccanici già alla prima tappa, costringendoli a rivolgersi a meccanici locali per due giorni di riparazione. Raggruppati con la truppa a Riyadh si sono rimessi in gara e hanno portato a termine la corsa.
Veicoli Leggeri: 2 a 1 (e una nota di merito)
Due su tre: ecco il bilancio degli Italiani alla Dakar nella categoria side by side. Il duo rosa Liparoti//Fischer non si è distinto solo per il colore estroso del veicolo ma anche per regolarità e precisione. Per loro un 16° posto dei categoria che vale due bei sorrisi. Un’ottima prova anche per il debuttante Ferdinando Brachetti che, navigato dall’esperto forgiatore di talenti Rafael Tornabell, ha concluso la sua prima Dakar al 37° posto di categoria. Delusione invece per Michele Cinotto e Fulvio Zini, ritirati alla quarta tappa. Il veterano dei rally Paolo Ceci ha concluso la sua Dakar 2021 al 9° posto nella categoria, come navigatore di Khalifa Al Attiyah, fratello del più famoso Nasser.
Camion: la corazzata Orobica si infrange sulle dune Saudite
Un nulla di fatto per entrambi gli equipaggi della Orobica Raid: fuori di scena già dopo la 3° tappa il trio Calabria, Calubini, Grezzini. Hanno resistito quasi fino in fondo i tre del secondo camion (Verzeletti, Fortuna e Mutti), ma anche nel loro caso I sogni di gloria si sono sgonfiati prima delle ultime tappe.