Il mito DS al Rally di Montecarlo

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La storia, fortunatamente, non può cambiarla nessuno così, quando si parla del Rally di Montecarlo (nel prossimo week end l’edizione 2018), non si può fare a meno di elogiare le vittorie della mitica DS…

Nel gennaio 1956, solo tre mesi dopo la presentazione, DS 19 partecipa per la prima volta al Rally di Monte Carlo, all’epoca il rally di gran lunga più prestigioso al mondo. Settima nella classifica generale, è prima nella categoria Vetture da 1.300 a 2.000 cm3 e prima tra le francesi. Inoltre, tutte e sei le auto iscritte riescono a tagliare il traguardo.

Nel 1959, il team Coltelloni-Alexandre-Desrosiers porta ID 19 al primo posto della classifica generale. Nello stesso anno, il Marchio vince la Coppa costruttori. Nel corso delle edizioni successive conquista una serie di pregevoli piazzamenti. Nel 1966, la DS in versione 21 vince la prova monegasca grazie alla coppia finlandese Pauli Toivonen-Ensio Mikander. La DS, nata come berlina, s’impone anche come una sportiva vincente!

Sempre… di corsa. Gli esordi di DS19 nell’attività sportiva furono compiuti essenzialmente da piloti privati che colsero brillanti successi in alcune tra le più dure competizioni. Dopo un primo posto nella categoria “2 litri” al Monte Carlo del ’56 ed il podio completo al Rikspo Kalen finlandese l’anno successivo, la svolta vera e propria arrivò nel 1959, quando l’equipaggio composto da Paul Coltelloni, Pierre Alexandre e Claude Desrosiers, a bordo della ID19 colore écaille blonde della moglie di Coltelloni, si aggiudicò il primo posto assoluto in questa competizione. Era il 25 gennaio: la ID19 con numero di gara 176 si aggiudicò la corsa con 308 punti di penalità, staccando di 22 punti la Simca Aronde dell’equipaggio Thomas-Delliere.

Coltelloni, che nella vita si occupava di calzature e che ricevette la coppa dalle mani della principessa Grace di Monaco, come molti altri piloti francesi, correva per la scuderia P.I.F. (Paris-Île-de-France), diretta da René Cotton, a sua volta pilota in gare di durata e regolarità. Dopo la vittoria al Monte Carlo del ’59, il giovane Jacques Wolgensinger, da meno di un anno alla guida del neonato settore Pubbliche Relazioni di Citroën, avvicinò Cotton, proponendogli una collaborazione. Una proposta allettante perché all’epoca i piloti di gare di regolarità, non erano professionisti e per vivere dovevano necessariamente avere altre occupazioni

Il palmarès della DS intanto allungava gara dopo gara: se il fondo stradale era reso difficile da neve, ghiaccio, fango o impervie pietraie, lei passava con agilità. Infatti, le caratteristiche del telaio, unite alla disposizione “tutto avanti”, le permettevano di restare controllabili anche su fango e ghiaccio.

Nell’elenco delle vittorie di queste vetture figurano alcune tra le più massacranti corse mai disputate, come la Liegi-Sofia-Liegi, o i rally africani, come quello del Marocco, disputato su piste che spesso si perdevano in deserti di pietre taglienti o che prevedevano l’attraversamento dei letti di fiumi.

Al seguito delle DS, a fianco dell’Ecurie Paris-Île-de-France, c’erano i meccanici della filiale italiana, capitanati da Camillo Saini, al tempo capo dell’ufficio tecnico. Saini, che aveva lavorato a fianco dei progettisti della DS – Magés, Bertoni e Lefebvre – godeva infatti della massima considerazione da parte del Super Contrôle, il dipartimento che soprintendeva tutte le attività tecniche, incluse le competizioni. Più tardi, la scuderia di Cotton si trasformò nella Squadra Corse ufficiale.

Intanto il mondo delle gare cambiava rapidamente, anche per l’importante quantità di denaro portata da sponsorizzazioni e pubblicità. Le corse diventavano sempre più spettacolari e le auto che vi partecipavano erano sempre più lontane da quelle di serie. Ma nel 1966 ecco che, a sorpresa, Cotton riuscì a piazzare la DS21 guidata da Pauli Toivonen al primo posto al Monte Carlo, con Lucette Pointer che si aggiudicò la Coppa delle Dame.

La vittoria, in un primo tempo, fu assegnata alle Mini della scuderia BMC che, però, furono squalificate a causa dei loro fari anteriori con lampade allo iodio. All’epoca, infatti, le auto che gareggiavano nella categoria Turismo di serie, dovevano essere strettamente… di serie. Come lo era la DS21 di Pauli Toivonen.