MERCATO AUTO: FCA SETTEMBRE +5,2% : FIOM CGIL AUMENTA LA CASSA INTEGRAZIONE : chi dice la verità?

0
1697

“Le direzioni di stabilimento attendono la sera per comunicare ai delegati della Fiom nuove giornate di cassa integrazione, ed è ancora buio sulle prospettive occupazionali a dispetto delle dichiarazioni di rioccupazione di tutti i lavoratori entro il prossimo anno. In Maserati, fatta eccezione per lo stabilimento di Modena che a marzo ha chiuso il contratto di solidarietà, i lavoratori di Grugliasco hanno fatto circa 54 giorni di cassa integrazione su 145, per un totale di 774.144 ore. Non va meglio alle carrozzerie di Mirafiori dove è in produzione il Levante: siamo a circa 1 milione di ore di ammortizzatori sociali utilizzati per colmare il vuoto produttivo e una nuova comunicazione aziendale ha programmato una nuova settimana di cassa dal 30 ottobre al 4 novembre, fatto che non lascia presagire nulla di rassicurante sul futuro di uno stabilimento che con il solo Levante non garantisce la piena occupazione”. Così in una nota Michele De Palma, responsabile Fiom Settore Automotive.

“Anche dove la direzione aziendale ha proceduto alla chiusura del contratto di solidarietà, – spiega De Palma – necessitato dagli effetti della sospensione di vendita dei motori diesel negli USA, come alla VM di Cento, è stata annunciata un nuovo stop della produzione dal 16 al 20 ottobre per 760 lavoratori, compresi impiegati e quadri. Ad oggi l’unico stabilimento che sembra accelerare per segnare nuovi record produttivi, ma senza consolidare l’occupazione, è la Sevel. Cassino, che l’azienda ha individuato come lo stabilimento Alfa, la ripartenza ed il rilancio, con la produzione della Giulia e il lancio dello Stelvio, avrebbe dovuto garantire 3mila assunzioni, ma ne sono state realizzate ad oggi circa 700 con contratti interinali. Ma che i conti non tornino è chiaro dalla decisione della direzione aziendale di Cassino di non avvalersi più dei 329 lavoratori in trasferta da Pomigliano, ma di soli 30 che comunque rientreranno, salvo 9 che invece hanno accettato di trasferirsi”.

“A Pomigliano la situazione peggiora  – continua De Palma – dato che l’esubero temporaneo sale a 1.432 lavoratori, di cui 644 area Panda e 788 nelle aree di attività di supporto, per cui i lavoratori coinvolti dalla solidarietà sono 3.219. Nelle aree di produzione della Panda la media di ore non lavorate sale dal 20% al 35, nell’area di supporto le ore non lavorate passano al 57%. Per i lavoratori dello stabilimento di Melfi sono lontani i tempi dei video con la direzione che felicemente balla tra le linee di montaggio e dei politici che tagliano nastri e si scattano selfie. Per i circa 7.500 lavoratori adesso è il tempo delle ripetute comunicazioni di cassa integrazione ordinaria. La prossima fermata produttiva è prevista dal 30 ottobre al 3 novembre sia per chi è al lavoro sulla Punto, che rallenta sempre di più in vista dello stop definitivo, sia per chi lavora sulla linea della Renegade e della 500X. Ma il 2017 vede un peggioramento della saturazione dello stabilimento: i 20 turni tanto propagandati non hanno mai avuto una stabilizzazione, dato che l’azienda usa i permessi dei lavoratori per coprire i buchi produttivi. Attualmente, a Melfi, sono circa 1mln e 400mila le ore di fermo produttivo, in più una parte dei 1.800 assunti con il Jobs Act sono stati trasferiti in altri stabilimenti come Termoli, che viaggia a pieno regime, a differenza di Pratola Serra che utilizza il contratto di solidarietà”.

“La Fiom ritiene necessario un confronto unitario con la direzione aziendale a tutti i livelli, informare le lavoratrici e i lavoratori delle cause della riduzione delle ore lavorate e decidere le azioni da dover intraprendere per non far ricadere ancora sulle maestranze l’intreccio dei problemi di mercato con quelli di organizzazione della produzione. La Fiom ritiene urgente e indispensabile un tavolo nazionale che affronti due ordini di problemi: il primo di breve periodo che riguarda gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano (Nola), i cui lavoratori in assenza di nuovi modelli che saturino l’intero organico rischiano il licenziamento, visto che gli ammortizzatori sociali scadono nel 2018; il secondo è il futuro degli stabilimenti che hanno prodotti in sempre maggiore riduzione dei volumi, come Melfi. E’ necessario un piano di investimenti in Ricerca e Sviluppo che coinvolga gli enti centrali e di ricerca e i diretti di produzione per una rigenerazione e innovazione tecnologica: connettività, sicurezza e auto eco (elettriche e ibride). Riteniamo non più sostenibile nel rapporto con i lavoratori le divisioni tra le organizzazioni sindacali sul confronto con l’azienda in merito al futuro occupazionale ed al piano industriale. Le divisioni sindacali stanno indebolendo la capacità contrattuale e negoziale dei lavoratori, è ora di dare una svolta.”, conclude De Palma.

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa